giovedì 4 settembre 2014

SEO, SEM, Web Marketing....Questi illustri sconosciuti!

Dobbiamo ammettere che c’è molta confusione sulla terminologia usata in questo settore, quindi di seguito accenderemo qualche lampadina e faremo un po’ di luce a riguardo.
Partiamo dal principio, e dalla cosa più importante da sapere, SEO, SEM e Web Marketing… NON SONO SINONIMI!!

SEO: Search Engine Optimization è Ottimizzazione per i motori di ricerca
In poche parole, la SEO significa ottimizzare i meta per i motori di ricerca, al fine di migliorare la posizione del sito nel web, in modo da esser più visibile e quindi aumentare potenzialmente il traffico e quindi i possibili clienti.
Cosa NON significa la SEO:
- Ottenere traffico sin da subito e nemmeno in pochi giorni, ci vuole come minimo qualche mesetto
- Avere la garanzia di esser sempre in prima pagina tra i motori di ricerca
- Aumento delle vendite del proprio sito ecommerce
Per tutto ciò sopra elencato, ovviamente la SEO aiuta, ma da sola non dà gli effetti sperati… STRATEGIA, PIANIFICAZIONE e ANALISI sono ciò di cui si ha bisogno prima di tutto.
SEM: Search Engine Marketing à Fare marketing attraverso i motori di ricerca
Fare SEM significa fare marketing sui motori di ricerca e sfruttare sia l'ottimizzazione per il posizionamento nei risultati naturali dei motori di ricerca, sia l'advertising per il posizionamento nei risultati a pagamento dei motori di ricerca. Se parlo di SEO, sto parlando anche di SEM, perchè la SEO rientra nella SEM, assieme all'advertising, ma SEM non significa solamente comprare annunci e banner su Google, perché queste operazioni si chiamano SEA, Search Engine Advertising.
Web Marketing:  è l'attività di marketing che ha come canale il web
Non significa comprare i link, non significa fare il SEO, non significa comprare pubblicità, non significa creare l'account social, non significa creare un blog... non significa bestiari vari sentiti e risentiti, abbozzati e poi abbandonati e dimenticati, non significa un'accozzaglia di azioni alla bell'e'meglio fatte senza pianificazione, senza scopi precisi e senza monitoraggi e misurazioni.
Fare Web Marketing significa avere un piano, un insieme strutturato e ben definito di azioni di marketing online che abbiamo come scopo il raggiungimento di un ben definito obiettivo, significa analizzare ciò che viene fatto (non solo farlo) per misurarne l'efficacia.

mercoledì 3 settembre 2014

iPhone 6 anche portafoglio virtuale

Il 9 settembre uscirà il nuovo dispositivo Apple, e le indiscrezioni a riguardo si susseguono a raffica. 



Oltre ad essere dotato di un display più grande (4,7 e 5,5 pollici) lo smartphone, secondo Bloomberg.com, dovrebbe anche avere un sistema di pagamenti basato su accordi trovati con le tre principali carte di credito al mondo: Visa, MasterCard e American Express. Anche l'iWatch è entrato nel “tormentone” del lancio del 9 settembre: gli ultimi rumors dicono che costerà fino a 400 dollari e sarà disponibile non prima del 2015.

L'idea dell'iPhone 6 come portafoglio virtuale è in circolazione da un po’ di tempo e le innovazioni che il melafonino potrebbe mettere in campo sono due: la tecnologia Nfc (Near Field Communication, già usata per i pagamenti da altri dispositivi mobili) e il Touch ID, cioè il riconoscimento delle impronte digitali già implementato sull'attuale iPhone 5S, con cui si possono fare anche acquisti dall'Apple Store.

Nel frattempo, su Internet circola un video che riprende dall'alto, con un drone, la prossima sede futuristica della Apple: sembra un disco volante vicino a Cupertino. La action camera GoPro che ha fatto le riprese dall'alto, è stata fissata sul drone DJI Phantom 2. Il progetto era stato annunciato nel 2006 da Steve Jobs, ora le immagini del cantiere. 

lunedì 1 settembre 2014

Project Wing - Google testa i droni consegne

Google sfida apertamente Amazon nella battaglia per i droni  annunciando di aver sperimentato un servizio di delivery con il drone. 



Due anni di ricerca su quello che il colosso di Mountain View ha chiamato “Project Wing” sono stati coronati da una trentina di voli prova effettuati ad agosto per consegnare caramelle, acqua, medicine e cibo per cani a due contadini nel Queensland, in Australia. "I droni potrebbero aprire nuove prospettive per il mercato delle consegne", ha detto la società californiana nel suo blog.

La corsa alla conquista dei cieli con i droni, che anche Amazon ha iniziato a testare per le consegne, arriva nonostante il divieto quasi totale dell'uso di droni commerciali negli Stati Uniti.
La FAA (Federal Administration Aviation) sta pensando a delle opportune modifiche alla normativa esistente e finora ha autorizzato un solo volo commerciale di drone sulla terra, quello di Bp in Alaska. Google ha iniziato a lavorare sui droni nel 2011 e prevede ci ''vorranno anni per sviluppare un servizio con piu' veicoli in grado di effettuare piu' consegne al giorno''.

mercoledì 6 agosto 2014

Esperimento al MIT - qualsiasi oggetto può diventare una microspia

E’ possibile che un pacchetto di patatine possa “parlare” rilevando una conversazione che si svolge altrove? Certo. 



Tutto ciò grazie alla tecnica messa a punto dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) in collaborazione con Microsoft e Adobe, che misura le impercettibili vibrazioni prodotte dai suoni (voce umana compresa) su qualsiasi oggetto. In questo modo è possibile ricostruire i dialoghi di persone che si trovano nelle vicinanze di una pianta, di un bicchiere d’acqua, o di qualsiasi cosa possa possa far “rimbalzare” onde sonore, anche in una stanza insonorizzata, decodificando le vibrazioni che vengono trasformate nuovamente in parole. 
L’esperimento, che sarà presentato nella conferenza di computer grafica Siggraph, ha dato “voce” anche a fogli di alluminio, bicchieri e foglie. La tecnica è capace di trasformare gli oggetti in cimici da 007, ma permette anche di svelare alcune proprietà degli oggetti stessi. 
Il suono è formato, se non altro, da un insieme di vibrazioni, cioè di quasi invisibili movimenti dell’aria che colpiscono gli oggetti vicini. Sono vibrazioni troppo piccole per essere rilevate dai nostri occhi, ma non sfuggono a telecamere ad alta definizione. 
In questo modo, ma soprattutto grazie anche a un sofisticato software di elaborazione, i ricercatori statunitensi hanno trovato il modo di ascoltare il dialogo tra due persone in una stanza insonorizzata semplicemente vedendo le vibrazioni impresse sugli oggetti.

venerdì 1 agosto 2014

Prima Facebook poi OKCupid: internet come un grande esperimento?

OKCupid ha 30 milioni di users attivi al mese, supera il milione il numero di quelli che ogni giorno accedono alla piattaforma per cercare l’anima gemella. Si tratta di un portale nato con lo scopo di facilitare l’incontro tra persone. Si chiama “dating online” ed è un business da 14 miliardi di euro solo in Europa, secondo il Centre for Economics and Business Research. Sono numeri che attirerebbero chiunque, soprattutto se si riesce a indirizzare il comportamento degli utenti dove si vuole. È quello che ha cercato di fare Facebook nel corso del suo esperimento di manipolazione emotiva ed è ciò che ha ammesso di star facendo Christian Rudder, co-fondatore di OKCupid, con gli iscritti al sito. 


Anche il titolo del post sul blog aziendale è paradigmatico: “Abbiamo svolto esperimenti sugli esseri umani ”. Rudder ha così spiegato i tre tipi di test condotti, a loro insaputa, sugli utenti della rete di incontri. Nel primo esperimento, il team di sviluppatori ha nascosto per un lasso di tempo la foto sui profili dei risultati di ricerca per capire quanto la visione dell’immagine potesse influenzare i click gli utenti. Nel secondo test ad essere stati nascosti sono stati i profili completi, per studiare quanto le persone scelgano il possibile partner secondo congruenze di passioni ed hobby; per ultimo il sito ha alterato il punteggio di “match” che risulta tra l’incrocio di due utenti, cioè il grado di compatibilità tra profili. Sarebbe stato proprio questo il caso di studio più interessante, che ha permesso di analizzare quanto le scelte delle persone dipendano da ciò che la tecnologia suggerisce. 
Per dare una motivazione al loro esperimento, Rudder calca la mano “Se usi internet sei soggetto a centinaia di esperimenti in qualsiasi momento, su qualunque sito”. Ma esiste un limite per cui internet può prendersi gioco di noi? È la domanda a cui prova a rispondere pure Dan Gillmor, giornalista del Guardian. Anche lui, come Rudder, ha usato un titolo provocatorio per un suo articolo: “Internet è ormai solo un grande esperimento umano? ”. Secondo il giornalista, partendo da Facebook per poi arrivare a OKCupid, le possibilità di imbroglio sulla rete nei confronti degli utenti sono davvero infinite e spaventose.  
Quando le aziende vogliono raggiungere un obiettivo, vanno avanti senza preoccuparsi troppo di ciò che pensa la rete. È successo dopo il clamore del caso Facebook quando, nonostante l’ammissione di colpa sul manipolare le emozioni dei suoi iscritti, il caos dei primi giorni è andato pian piano scemando fino a scomparire completamente, tant’è che i risultati del secondo trimestre hanno emesso una chiara sentenza: +19% degli utenti attivi giornalmente rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un incremento del 31% di quelli connessi da dispositivi mobili. C’è anche da sottolineare che l’esperimento portato avanti da Facebook è stato scoperto solo verso fine giugno, quando ormai i dati erano stati interamente raccolti e analizzati,  ma le previsioni per i prossimi mesi non sono tanto diverse dal successo attuale.  
Questo vuol dire che gli utenti della rete sono così ingenui da bersi ogni cosa e non condannare le piattaforme che manipolano le loro emozioni/azioni? Per Gillmor, purtroppo, il panorama potrebbe diventare proprio questo: “Gli esperimenti sulle persone fanno decisamente parte di come funziona oggi il web, questo perché tutti i servizi online di una certa importanza effettuano il cosiddetto test A/B per capire come gli utenti rispondono a certi stimoli e regolando, di conseguenza, l’intera struttura. Ma questo non vuol dire che i siti dovrebbero, deliberatamente o meno, ingannare i propri navigatori”. 
Ha spiegato bene l’attuale paradosso tra la libertà della rete e l’inganno del web, il giornalista del Washington Post, Brian Fung, che ha scritto: “Se un sito mente ai suoi utenti nel tentativo di migliorare il servizio, qual è la linea di demarcazione tra un test A/B e la frode?” Quindi, è sufficiente ammettere di star effettuando un esperimento qualitativo sulle persone per permettersi di fare qualsiasi cosa? E cosa accadrebbe se anche altri siti, magari i più grandi, cominciassero a “testare” i loro iscritti?  
Internet diventerebbe solo un grande esperimento sull’uomo. Da diversi anni le aziende sono coscienti che il web è una fonte di guadagno non indifferente. Il trend è cercare di portare il proprio sito in vetta ai risultati di ricerca, per aumentare i click e il numero di pagine visitate. Secondo Gillmor, i grandi portali di notizie, specialmente quelli che ospitano molti banner e inserzioni pubblicitarie, potrebbero realizzare diverse versioni di una stessa storia, per accontentare i lettori e spingerli a rimanere di più sul sito. Il giornalista spiega chiaramente: “Ad esempio una versione di un articolo, o video, potrebbe presentare la realtà dei fatti, come è stata appresa dai reporter e dalle agenzie sul luogo dell’accaduto, mentre una seconda potrebbe adattarsi automaticamente allo stato emotivo del lettore, ricavato dall’analisi dell’algoritmo sugli articoli cliccati in precedenza, con il fine di manipolarne le emozioni e veicolare il prosieguo della lettura”. 
Siamo nel campo delle ipotesi e non è detto che gli esperimenti sulla navigazione web siano tutti da condannare, almeno quando possono servire a migliorare il modo in cui interagiamo con la tecnologia. “Il punto è non lasciare che gli sperimentatori conducano i loro test al buio. Quando la divulgazione, l’obiettivo e il consenso degli utenti non fanno parte del gioco, allora è un cattivo segno. In alcuni casi può anche essere considerato illegale, proprio come sottoporre i pazienti ad esperimenti su nuovi farmaci”. E come i tester farmaceutici, anche i fruitori della rete potrebbero non essere così felici di navigare, dopo essersi riscoperti topi da laboratorio 2.0.