lunedì 6 luglio 2015

E-commerce, contratti da rivedere



Meno procedure e più chiarezza nei contratti. Più trasparenza per le possibilità di esercizio dei propri diritti da parte del consumatore, diritto di recesso, validità della garanzia. Sono alcune delle criticità rilevate dalla Camera di commercio di Milano nel corso dei lavori di controllo in merito a clausole presunte vessatorie o inique nei contratti online.

Ci sono casi di limitata certezza circa il momento di conclusione del contratto, chiarezza e precisione delle informazioni precontrattuali e degli aspetti specifici relativi al pagamento. Fori competenti a volte poco agevoli per il consumatore, testi contrattuali che rimandano a normative di Paesi stranieri. Non vanno bene le ipotesi di alcuni contratti che esonerano dalla responsabilità il venditore, in caso di dolo, colpa grave o inadempimento, individuando come unico responsabile il vettore, in contrasto con le norme di legge. In alcuni casi c’è una traduzione superficiale dei contratti redatti in lingua straniera.

In Italia ci sono 13mila imprese nell’e-commerce con 20 mila addetti, in crescita dell’11% in un anno. A Milano circa una impresa su dieci, oltre mille con più di duemila addetti, in crescita del 6% in un anno. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio sui dati del registro delle imprese al primo trimestre 2014 e 2015. Dalla produzione di computer e software alle telecomunicazioni e servizi di informazione, sono 16mila le attività attive a Milano nei settori del digitale nel 2014. Un settore che impiega 222 mila addetti. 

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