giovedì 5 ottobre 2017

Innovazione, a Capri il Digital Summit di EY


Intelligenza artificiale, digitalizzazione dei servizi e delle imprese, pagamenti e robotica: sono questi alcuni degli argomenti che si affrontano durante la decima edizione del Digital Summit di EY (4-5-6 ottobre) in corso a Capri.
Quest’anno, evidenziano gli organizzatori, la manifestazione avrà un taglio molto operativo e un focus su innovazioni già in corso e iniziative che le aziende stanno per avviare. L’obiettivo, si sottolinea, è dare testimonianza di come nuove tecnologie e la trasformazione digitale stiano creando valore per le compagnie italiane.
Al summit partecipano oltre 450 persone e 80 relatori provenienti dall’accademia, dalla ricerca, dalle istituzioni e dall’industria. Una novità dell’edizione 2017 è costituita dalle ‘isole digitali’, ovvero spazi in cui i partecipanti potranno tastare alcune delle migliori soluzioni digitali già presenti sul mercato. Ieri, in apertura del summit (4 ottobre) è intervenuto il ministro per la semplificazione e la Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Oggi e domani (5 e 6 ottobre) spazio al dibattito e al confronto su alcuni dei temi chiave della trasformazione digitale: convergenza dei settori, nuovi scenari nel settore dei media, mobilità, turismo, città ‘intelligenti’, intelligenza artificiale, robotica.
 L’edizione 2017 dell’EY Capri Digital Summit vede un focus particolare sul tema dell’e-commerce. Di qui il grande sviluppo dei sistemi di pagamenti digitale e l’esperienza di alcune grandi aziende. Su questo raccontano la propria esperienza Carlo Bagnasco, Amministratore Delegato Eviva, Gabriele Benedetto, Amministratore Delegato Telepass, Pasquale Ferro, Capo Servizio Tesoreria dello Stato Banca d’Italia, Emilio Petrone, Amministratore Delegato Sisal, Maurizio Pimpinella, Presidente Associazione Prestatori Servizi di Pagamento (A.P.S.P.).

martedì 26 settembre 2017

Cyber security, fondamentale certificare alti standard


Il progressivo e costante diffondersi dell’Internet of Things ha cambiato il concetto di sicurezza informatica
aumentando esponenzialmente la superficie virtuale esposta agli attacchi e generando nuove sfide per la cyber security. Lo sottolinea IMQ, principale ente italiano nel settore della valutazione di conformità, che ha come obiettivo, confermato in vista del G7 in cui la cycuruty sarà un tema fondamentale, il garantire una visione d’insieme delle problematiche di qualità e sicurezza ICT, assicurando una logica ed una coerenza di intervento unica nel suo genere.

La cyber security è un valore economico quantificabile: secondo il report delll’Osservatorio Polimi, questo valore ha raggiunto un miliardo di euro, con una crescita di investimenti del 5% l’anno. A spendere sono però per il 74% le grandi imprese, mentre le Pmi rimangono minoritarie. Inoltre, solo il 39% delle grandi imprese ha un piano di investimento con orizzonte pluriennale e solo il 46% ha in organico in modo formalizzato la figura del Chief Information Security Officer, il profilo direzionale a capo della sicurezza, a testimonianza di un ritardo delle imprese nella gestione di sicurezza e privacy.

D’altra parte, all’interno delle aziende il turnover di professionisti e dipendenti che hanno accesso a tutte le risorse del sistema informatico è spesso elevato. I documenti vengono frequentemente salvati sui device mobili personali e rimangono in possesso dei dipendenti anche dopo che hanno lasciato l’ufficio: antivirus e firewall non costituiscono più armi sufficienti per combattere questo tipo di fuga di informazioni poiché non possono bloccare l’utilizzo e la diffusione di documenti sensibili da parte degli utenti. I dispositivi mobile e il cloud computing giocano un ruolo importantissimo: vista la loro portabilità sono oggetto di furti e dimenticanze che mettono in crisi la riservatezza dell’azienda e dei suoi documenti.

Uno strumento utile per migliorare la cyber security è rappresentato dalle numerose certificazioni disponibili per il settore IT con i conseguenti vantaggi derivanti.
“L’elemento più importante è un’azione strategica coerente e globale, in grado di coinvolgere l’azienda a tutti i livelli e in tutti i reparti” afferma Flavio Ornago, direttore Business Unit Sistemi di Gestione di IMQ. “La certificazione di standard elevati di sicurezza informatica, per un’azienda, non rappresenta soltanto una tutela per i propri dati riservati, sensibili o critici per il proprio business, ma una garanzia offerta ai propri utenti/clienti di preservare al meglio la riservatezza di ogni dato raccolto”.

lunedì 11 settembre 2017

Marketplace, annunci online targati Facebook


Punta sempre di più all’utenza business e all’e-commerce Facebook, che ora lancia anche in Italia il Marketplace, un luogo dove imprese e privati possono pubblicare i propri annunci online per vendere e acquistare oggetti. Su Facebook Marketplace nasce come naturale evoluzione dei gruppi privati fra utenti creati spontaneamente dagli iscritti al social network dando vita a compravendite di ogni genere.

In pratica, Facebook ha creato Marketplace dove è possibile pubblicare delle inserzioni correlate da foto, prezzo, titolo e descrizione dell’annuncio. Uno spazio virtuale tra privati che può essere sfruttato ovviamente anche da utenti business per dare maggiore impulso al proprio e-commerce sfruttando i numeri di Facebook: 2 miliardi di utenti attivi al mese.

Chi è alla ricerca di un annuncio su Facebook Marketplace può filtrare le inserzioni per settore merceologico, fascia di prezzo e area geografica. Cliccando su un annuncio, l’utente può contattare direttamente il venditore, inviandogli un messaggio privato su Facebook.

Nell’area “Acquisto” del proprio profilo è possibile inoltre visualizzare tutte le proprie trattative concluse positivamente. Nella sezione “In vendita” si può invece tenere traccia tutti gli annunci messi online attraverso il pulsante “vendi qualcosa”.

Per ora, Facebook Marketplace svolge il semplice ruolo di vetrina, in grado di mettere in contatto venditori e acquirenti interessati al prodotto, senza alcuna commissione percepita dal social network, poiché i pagamenti avvengono tra privati e al di fuori della piattaforma. Tuttavia è ipotizzabile che presto venga implementato anche un servizio di gestione delle transazioni economiche, ovvero dei pagamenti elettronici, gestiti probabilmente via Messenger come già avviene negli USA.

martedì 29 agosto 2017

Facebook, è guerra contro le bufale in rete!



Nuovo giro di vite di Facebook contro le fake news, le notizie false, le cosiddette 'bufale'.


Il social network, che già da tempo sta cercando di tamponare la situazione, infatti, ha inasprito il regolamento stabilendo che, nel caso di reiterata pubblicazione di false notizie, alla pagina che le promuove verrà tolta la possibilità di ospitare pubblicità.

La compagnia sostiene che, in questo modo, sarà possibile contrastare maggiormente il fenomeno delle notizie errate, togliendo di fatto soldi a tutti quelli che utilizzano le bufale per guadagnare. Solo nel momento in cui la pagina smetterà di pubblicare notizie false, sarà possibile tornare a inserire banner pubblicitari.

Quello delle notizia false è un problema che sta generando non pochi problemi.  L'utente medio, purtroppo, non si sofferma a leggere completamente un messaggio e non ha l'abitudine ad applicare un metodo discriminante per capire se una notizia è vera o falsa.

Anche la notizia su un social network può essere falsa e come tutte le altre notizie, dunque, deve
essere verificabile.

Per cui Facebook da qualche regola di comportamento
per evitare di essere coinvolti, magari in perfetta buona fede, in operazioni di trollaggio.

1 - Stabilire SEMPRE la fonte (un articolo, una nota, un profilo di partenza)

2 - Verificare se è FONDATA su fatti realmente accaduti (Google ci può essere d'aiuto)

3 - Verificare, tramite un'attenta lettura, se anche PER NOI, che la leggiamo, sia fondata (chiamiamolo "approccio critico")

Nel caso in cui la mail, la nota o semplicemente il messaggio sulla bacheca nostra o di un nostro amico NON abbia TUTTE queste caratteristiche, non possiede i corretti presupposti per essere ulteriormente divulgata.

Nella maggior parte dei casi SI TRATTA SEMPRE E INESORABILMENTE DI UNA FALSA NOTIZIA.

venerdì 7 luglio 2017

Lo smartphone ti cade in acqua? Fai così

Tempo di mare e allora può succedere che il cellulare cada in un liquido, che sia l'acqua del mare o della piscina (più probabile in questo periodo dell'anno), in un bicchiere, nel lavello o, peggio ancora, nel water.

Come si legge su pianetacellulare.it prima lo si recupera, minore è la possibilità che l'acqua si possa infiltrare nei circuiti interni. Se il telefono finisce nell'acqua normale, il rischio di un corto circuito è nella norma. Aumenta invece nel caso finisca nell'acqua di mare. La dissociazione in ioni delle molecole di sale infatti aumentano la conduttività del liquido.

Il passo successivo consiste nello spegnerlo il più rapidamente possibile. Tenere acceso il dispositivo quando c'è la possibilità che l'acqua si sia infiltrata al suo interno infatti può provocare un cortocircuito fatale. Dopo averlo recuperato, controllare se sia ancora acceso. Se sì, allora si procede per fasi. Nella prima si preme il tasto di alimentazione, sperando che funzioni ancora. Se bagnato, lo schermo touch può essere avere qualche difficoltà a rispondere agli input. Dunque eventualmente con un panno asciugarsi le mani assieme allo schermo. 

Nel caso non succeda nulla, bisogna correre ai ripari. Può essere necessario aprire il guscio posteriore e rimuovere manualmente la batteria. Se si ha tra le mani un telefono con la scocca non apribile, bisogna armarsi di pazienza e aspettare che il telefono 'decida' di collaborare e spegnersi.
Una volta spento, bisogna asciugarlo. Prima si comincia con la superficie esterna: in questo caso può essere sufficiente un panno per assorbire il più grosso dell'acqua. Se lo smartphone ha un alloggio per schede microSD o ha la batteria rimovibile, toglierle entrambe assieme alla scheda SIM. In presenza di una scocca posteriore che si possa staccare, rimuovere anche quella.

Ora che tutte le componenti sono esposte all'aria, bisogna asciugarle con maggiore attenzione.Meglio non usare l'asciugacapelli, ed è assolutamente sconsigliato metterlo nel microonde: si distruggerebbe.

A questo punto, dopo aver asciugato le componenti interne (ancora più importanti di quelle esterne), bisogna immergere il telefono in un contenitore chiuso ermeticamente colmo di riso oppure di gel di silice: sono in grado di estrarre l'umidità rimasta intrappolata. I chicchi devono essere asciutti e lo smartphone completamente sommerso nel riso. Il tempo di attesa consigliato è di (ben) tre giorni, ma molto dipende da quanta acqua ha preso. Se il bagno è stato veloce, possono essere sufficienti un giorno o due.

Dopo aver completamente asciugato lo smartphone, giunge l'ora di vedere se è in grado di tornare a funzionare. Dunque lo si accende. Se tutto va bene, basta controllare poi che tutti i tasti e le funzioni non abbiano subito danni. Se non si avvia - è possibile che la batteria si sia esaurita - si deve provare a metterlo sotto carica. Anche se il telefono si avvia, non è da escludere che il liquido possa aver provocato danni che si manifesteranno in futuro. Se anche dopo aver collegato l'alimentatore non ci sono segni di vita, le notizie non sono buone. Eventualmente si può procedere con un ultimo passaggio, che comunque è al limite poiché rischia esso stesso di rovinare il telefono

L'ultima spiaggia consiste nel rimuovere qualsiasi residuo di materiale che si sia insinuato nell'hardware, come ad esempio il sale nel caso di una caduta nell'acqua di mare. Rimuovere completamente la scocca in maniera da lasciare in bella vista la circuiteria. Bagnare uno spazzolino con alcool isopropilico ad almeno il 90% e passarlo delicatamente sulle componenti. Eventualmente si può immergere completamente il telefono nell'alcool per pochi minuti. L'eventuale sporcizia si dissolverà e in questa maniera sarà rimossa. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che l'alcool potrebbe rovinare alcune componenti interne.