mercoledì 1 marzo 2017

Internet of Things: dopo la “nuvola” si studia la “nebbia”

La nuvola la conoscete tutti, ma la nebbia??? Si chiama fog computing ed è un nuovo paradigma tecnologico che promette di essere un’evoluzione del cloud, utile soprattutto per il mondo dell’Internet of Things. Paradigma emergente approfondito dai ricercatori dell’Università di Pisa con il progetto “Through the Fog” appena concluso, che ha portato anche allo sviluppo di due prototipi software.


Se oggi la “nuvola” (cloud) è l’ambiente più usato per gestire le applicazioni a distanza, la “nebbia” (fog) – spiega l’ateneo pisano – offre il vantaggio di supportare meglio le nuove applicazioni informatiche nel mondo connesso, come autoveicoli a guida autonoma, sistemi di monitoraggio remoto dei pazienti, droni per le consegne a domicilio, illuminazione adattiva di strade e abitazioni. 

Tutto ciò sfruttando un’infrastruttura di calcolo pervasiva che si comporrà di elaboratori ad hoc, router e dispositivi personali come gli smartphone. Al dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, con il progetto “Through the Fog” coordinato dal professor Antonio Brogi, i ricercatori hanno studiato e approfondito questo paradigma emergente arrivando a sviluppare due prototipi software che contribuiscono direttamente all’avanzamento dello stato dell’arte per quanto riguarda il fog. 

Il primo si chiama “FogTorchPi”, ed è uno strumento in grado di stimare con tecniche probabilistiche l’affidabilità e il consumo di risorse di un’applicazione installata su un sistema fog; l’altro è “IoX”, un sistema di scambio messaggi multi-piattaforma che consente ai dispositivi fog di interagire con sensori e attuatori connessi a Internet.

“Through the Fog" è un progetto di ricerca di base, iniziato a novembre 2015 e interamente finanziato dall’Ateneo pisano al fine di promuovere la collaborazione tra gruppi di ricerca all’interno del dipartimento di Informatica per studiare e approfondire il paradigma emergente del fog computing. Con oltre 50 pubblicazioni scientifiche all’attivo, i due prototipi open-source e la partecipazione al consorzio di standardizzazione OpenFog, il progetto ha raggiunto con successo il suo scopo”.

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