Sulla richiesta dell'Fbi di sbloccare l'iPhone dell'autore
della strage di San Bernardino Tim Cook non è disposto a cedere di un
millimetro. Anzi, l'amministratore delegato di Apple ha usato un'intervista in
esclusiva per l'emittente televisiva Abc per rincarare la dose e ribadire che Cupertino
non muoverà un dito per creare il software che consentirebbe alle autorità
americane di accedere allo smartphone di Syed Farook che, lo scorso dicembre,
ha aperto il fuoco in un centro per i servizi sociali, uccidendo 14 persone e
ferendone altre 22.
"Il software che ci chiedono di creare è l'equivalente
di un cancro. E' una cosa che non faremo. Sarebbe un male per l'America.
Creerebbe un precedente che, secondo me, offenderebbe molte persone negli Stati
Uniti", ha detto Cook, sottolineando che "la sicurezza pubblica è
incredibilmente importante, la sicurezza dei nostri figli e delle nostre
famiglie è molto importante". Tuttavia, "anche tutelare i dati delle
persone è incredibilmente importante e in questo caso il compromesso sarebbe
esporre le persone a enormi vulnerabilità".
Le parole del numero uno di
Apple, che per altro ha dalla sua parte praticamente tutti i leader delle
società rivali della Silicon Valley, da Facebook a Google e Twitter (solo il
fondatore di Microsoft, Bill Gates, si è schierato con l'Fbi), sono destinate a
infiammare ulteriormente una vicenda spinosissima, dove bisogna mettere in
equilibrio tutela della privacy e sicurezza nazionale, a fronte di possibili
minacce terroristiche.
Un equilibrio difficile da trovare, come ha ammesso lo
stesso Cook rispondendo al giornalista che gli chiedeva se non avesse il dubbio
che consentire all'Fbi di accedere all'iPhone di Farook potrebbe contribuire a
evitare eventuali futuri attacchi come quello di San Bernardino. "Alcune
cose sono difficili, alcune sono giuste e altre ancora sono difficili e giuste.
Questa decisione è una di quelle difficili e giuste", ha detto.
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