giovedì 20 aprile 2017

Sbarca in Italia Amazon Pay


Arriva in Italia Amazon Pay, il sistema che permette ai clienti del colosso dell'e-commerce di pagare prodotti e servizi sui siti web dei venditori aderenti, utilizzando le informazioni del proprio account Amazon. 

Al momento della finalizzazione dell’acquisto, si legge in una nota, si potranno inserire username e password dell'account Amazon sul sito terzo e la transazione verrà così completata, in totale sicurezza, utilizzando le informazioni di pagamento e spedizione collegate automaticamente all’account del cliente.

"Con l’aumentare dei clienti che scelgono di effettuare i propri acquisti online, via mobile e attraverso i dispositivi connessi, crescono le aspettative in termini di velocità, comodità e sicurezza nel pagamento di prodotti e servizi" ha spiegato Giulio Montemagno, general manager Amazon Pay Eu. 

Consentendo ai clienti di pagare in qualche clic semplicemente utilizzando le informazioni del proprio account Amazon, Amazon Pay semplifica la finalizzazione del processo d’acquisto per i consumatori e permette ai merchant di raggiungere le centinaia di milioni di clienti Amazon nel mondo.

martedì 11 aprile 2017

Privacy, tutti i passi verso il regolamento Gdpr europeo

La crescente digitalizzazione dei processi delle imprese e l’integrazione fra clienti, aziende e fornitori hanno cambiato il tema della privacy. Tutto ciò ha portato alla nascita di misure legislative ad hoc, come il nuovo Regolamento generale dell’Ue sulla protezione dei dati (Gdpr). Ma quali saranno le reali implicazioni del provvedimento e come farsi trovare pronti rispetto alle scadenze che lo contraddistinguono?

Il tema è stato al centro di un workshop promosso nei giorni scorsi da EY nella sua sede di Roma.

Dopo oltre vent’anni dall’emanazione della Direttiva 95/46/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati, la tecnologia ha mutato il mondo: Internet era uno strumento per pochi e se ne intravedevano appena le ricadute lavorative, gli smartphone non esistevano, i social network erano solo nella fantasia dei loro creatori.

In questo nuovo contesto, sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUUE), in data 4 maggio 2016, i testi del Regolamento UE 2016/679 in materia di protezione dei dati personali e della Direttiva che regola i trattamenti di dati personali nei settori di prevenzione, contrasto e repressione dei crimini.

Il Regolamento (General Data Protection Regulation, Gdpr) innova la legislazione in materia di protezione dei dati personali, alla quale dovranno adeguarsi, entro il 25 maggio 2018, tutte le imprese private, gli Enti pubblici e le Pubbliche Amministrazioni dei singoli Stati Membri.


Altro elemento di recente introduzione, discusso nel corso del workshop, è stato l’approccio ‘risk-based’ introdotto dal Gdpr, declinato nello strumento previsto dall’articolo 35 del Gdpr del Privacy Impact Assessment (PIA). Condurre un’analisi d’impatto privacy è funzionale a identificare i rischi relativi alla privacy e le responsabilità correlate, fornire input per la progettazione di sistemi compliant con il principio di ‘privacy by design’, nonché misurare l’impatto privacy di un sistema nuovo o soggetto a modifiche significative.

 Per un approccio consistente alla PIA, devono quindi essere identificati i rischi a cui sono soggetti i trattamenti oggetto dell’analisi, individuando i principali eventi potenzialmente dannosi e valutando la gravità di possibili conseguenze in relazione al contesto di riferimento e agli strumenti utilizzati.


lunedì 3 aprile 2017

Boom dell'eCommerce nel 2016


Nel 2016 l’export italiano di beni di consumo che passa attraverso i canali digitali segna una crescita significativa, +24% rispetto all'anno precedente, e raggiunge un valore di mercato di 7,5 miliardi di euro. Ma rappresenta ancora una quota marginale, di poco inferiore al 6%, delle esportazioni totali di beni di consumo destinati al cliente finale. 


Il fashion si conferma il settore principale delle esportazioni via eCommerce, con un peso di poco superiore al 60%, seguito a distanza dal food (17%) - il settore con il maggiore tasso di crescita (+32%) - e poi da arredamento e design (entrambi al 12%). I grandi retailer sono il canale di distribuzione online privilegiato per le vendite oltreconfine e raccolgono il 52% del fatturato dell’export digitale. Al secondo posto i marketplace (34%), il canale che è cresciuto maggiormente nel 2016, +46%, poi i siti delle vendite private (8%) e i siti di eCommerce di aziende produttrici (6%).

I principali mercati di sbocco sono ancora Europa e Stati Uniti, con una predominanza dei Paesi occidentali europei (in primo luogo la Germania), e si rafforza anche la presenza in alcuni Paesi dell’Est Europa, tra cui Russia e Polonia, mentre resta marginale l’Export verso altri mercati come il Sud America, il Sud-Est Asiatico e la Cina.

L’export diretto, pur registrando una crescita significativa nel 2016 (+23%), vale solo 2 miliardi di euro. Al suo interno, il fashion fa la parte del leone, raccogliendo circa due terzi del fatturato (65%), seguito da food e arredamento/Home design con il 10% ciascuno, poi elettronica di consumo (4%). Il canale principale per l’export diretto sono i retailer nazionali, che generano il 58% del valore delle vendite e buona fetta del mercato, il 26%, è costituita da siti propri di aziende produttrici, i marketplace con dominio '.it' si fermano al 16%.

L'export online indiretto invece genera 5,5 miliardi di euro di fatturato: il 60% riconducibile al fashion, il food e arredamento/Home design coprono rispettivamente una quota del 21% e del 13%, gli altri settori confermano la loro marginalità fermandosi al 6%. Il canale di vendita privilegiato è costituito dai retailer online stranieri, che abilitano circa metà delle transazioni. I marketplace stranieri pesano molto di più dei corrispettivi italiani, con una quota del 40%. Seguono i siti delle vendite private internazionali, che rappresentano il 10%.

La survey dell'Osservatorio Export, su un campione di 100 aziende italiane esportatrici nei settori consumer, rivela che circa metà delle imprese di questi comparti usa già canali eCommerce per esportare. Di queste, solo il 5% esporta secondo una strategia solo online, il 30% la varia (esclusivamente offline o online) a seconda del Paese di destinazione, il 15% adotta una strategia multicanale in tutti i Paesi. 

Circa il 50% delle imprese esportatrici digitali usa l’eCommerce da non più di due anni, circa un quarto ha iniziato da appena un anno. Circa il 64% delle aziende che ancora non fa export online ha intenzione di farlo in futuro. In particolare, la metà di queste ha intenzione di attivare canali eCommerce all’estero entro i prossimi tre anni.